La botte piena
e la piazza sicura

Come controlli e inchieste
prevengono le tensioni sociali

Le attività di contrasto e di denuncia del caporalato sono alla base di un modello vincente nella lotta contro lo sfruttamento del lavoro, come dimostra l’esempio di Canelli, la città del vino che sorge nel Monferrato. Qui l’attività repressiva, unita a una forte presa di coscienza del territorio rispetto alla presenza d’individui fuorilegge che sfruttavano i braccianti, hanno fatto la differenza.

Le ispezioni delle forze dell’ordine e le inchieste dei media hanno creato scalpore e infastidito gli abitanti locali, ma hanno anche arrestato il fenomeno. La comunità ora è consapevole del fatto che, oltre a degradare l’esistenza dei lavoratori, lo sfruttamento impoverisce tutti, genera tensioni sociali e insicurezza, crea concorrenza sleale e mette a repentaglio l’immagine di un luogo considerato un’eccellenza nel mondo del vino.

Questo messaggio ha sgretolato il substrato di silenzio e connivenza in cui la filiera dello sfruttamento germogliava. Accettare di lavorare e produrre rispettando le regole, ha contribuito alla serenità collettiva e ha rafforzato l’immagine del territorio nel mercato.

Il sistema Canelli

Nel 2015 a Canelli è stato scoperto un racket di manodopera che sfruttava i braccianti stranieri per raccogliere l’uva. La notizia ha attirato l’attenzione dei media e di colpo la cittadina piemontese, sede di antiche cantine patrimonio dell’Unesco, è diventata sinonimo di caporalato al Nord.

Lo shock ha attivato gli anticorpi della società – istituzioni, imprenditori, cittadini, sindacati hanno reagito. Oggi lo sfruttamento a Canelli e dintorni non è scomparso del tutto. Come dice Piergustavo Barbero, della cooperativa Pusbein, “i furbi ci sono sempre, ma il fenomeno è molto, molto diminuito”.

Ascolta Riccardo Coletti, giornalista, sull’importanza dei media e della presa di coscienza da parte della collettività.

Ascolta Piergustavo Barbero che spiega come alcune cooperative si rendono più competitive eludendo i contributi e sfruttando i lavoratori.

Voci dalla vigna